II - Good Bro

04/09/2023

Good Bro è un ostello senza ascensori: un particolare che a Roberto non interessa comunque, visto che a lui hanno assegnato una stanza al primo piano. In compenso si usano le chiavi elettroniche. A Roberto questo è parso un simbolo di modernità. E inoltre nella stanza c'è un frigorifero. Non è uno di quei mini-frigo che si trovano negli alberghi; è molto più alto: come quello di casa. Il motivo è che negli ostelli ci sono studenti e giovani viaggiatori. Gli studenti e i giovani viaggiatori non mangiano cibo nei ristoranti, ma si cucinano a casa; e allora, se esiste un cucinotto comune, facciamo un passo in più e mettiamo un frigo in ogni stanza: un salto di qualità nella logica dell'ostello; una strategia innovativa; visionaria. La strategia di un ostello di un tipo tutto nuovo: un ostello che diventa casa, dimora a basso prezzo dove il viaggiatore, l'esploratore e l'hippy, si fermano per mesi facendo affidamento solo sul loro frigo personale.

Questo per quanto riguarda il frigo.

Poi, come pingue controvalore della modesta somma pagata per il suo unico pernottamento, Roberto trova due letti e due asciugamani. Solito bagno senza finestra, e un aeratore "vivo". Cioè: quando Roberto apre la porta del bagno la luce e l'aeratore entrano in funzione; ma poi, quando la chiude, l'aeratore e la luce non si spengono; e nonostante il tempo che passa sono sempre lì, col loro ronzio. Invece, quando la porta viene riaperta, questa volta, la luce e l'aeratore si spengono! E allora è il mondo all'incontrario! E le macchine hanno preso vita. Roberto, colpito da un lieve panico irrazionale, intuisce che il frigo e l'aeratore non esauriranno le stranezze della stanza di Good Bro. Non è finita ancora. Per esempio, il cesso si può staccare dal pavimento. Naturalmente Roberto decide di astenersi dalla prova. Poi c'è l'acqua del sistema di scarico dello sciacquone, che percola in continuazione generando il medesimo, esatto fruscio che si ode provenire dai ruscelli di montagna nelle vacanze bucoliche. Ma l'ostello è pulito almeno. Roberto decide di chiudere la valvola dell'acqua per poter passare la notte indisturbato, risparmiandosi le peculiarità meccaniche e sonore che la moderna impiantistica apporta all'intraprendente essere umano: l'essere umano che si spinge al di là delle cose note...

Poi c'è la grande finestra della stanza, dello stesso tipo di quelle che si trovano negli imponenti palazzi delle città dell'Est. Palazzi fatti di blocchi di appartamenti comunisti che finiscono per essere chiamati, appunto, solo "blocchi". Fa parte di un piano di sviluppo urbanistico di serie e serie infinite di parallelepipedi squadrati, ordinati, intercalati da giardinetti ameni che spuntano negli spazi condivisi, dove i bambini possono giocare sugli scivoli; divertirsi sulle altalene. Gli edifici sono imponenti e solidi. Sulle finestre Roberto nota che la vernice bianca è in rilievo, rimasta appiccicata al legno come biacca sui visi dei clown; rimasta sugli stipiti e sulle cornici; sulle finestre in batteria fatte di due o tre ante una dietro l'altra, con maniglie dietro maniglie, proprio come quella di Good Bro, davanti a lui.

Roberto scosta la tendina diafana che nasconde l'articolato sovrapporsi degli strati di legno, di ferro, di vetro, e apre una delle tante ante. Nota subito, al di là della facciata, il parcheggio custodito. Fino all'una di notte udirà i clienti andare a ritirare l'auto smuovendo il ghiaino da sotto i piedi; udirà uno sciame di motociclisti equipaggiati con costosissime vetture da strada, lucide, cromate, roboanti, lasciare il parcheggio in cerca di nuove avventure.

Fa troppo caldo per lasciare la finestra chiusa. A Good Bro, d'altronde, non c'è certo da aspettarsi un condizionatore; ma la delusione cala possente addosso al nostro ospite, al momento in cui s'accorge che nemmeno un ventilatore a soffitto c'è … di quelli che si trovano perfino negli alberghetti di terza categoria!

Ebbene, solo dopo l'una Roberto riesce ad addormentarsi. La notte passa in un lampo, e giunto il mattino Roberto è di nuovo in piedi. Ha della frutta che ha portato con sé nel viaggio. Ne mangia, e dopo naturalmente vorrebbe buttarne i resti da qualche parte: le bucce; ma non riesce a trovare il cestino della spazzatura; e allora inizia a cercarlo dappertutto: in bagno, nell'armadio, persino sotto il letto. Persino nel frigorifero. Alla fine si rassegna. Scende alla reception con in mano le bucce della frutta mangiata: le getta in un cestino pubblico lì al piano terra, e se ne va. Con l'occasione però, pone all'addetto alla reception la domanda che ormai gli sembra impossibile non porre: come mai non c'è un cestino in camera? Uno scrollare di spalle è tutto quello che riceve come risposta. E all'ulteriore domanda "non si può avere?" incassa uno scuotere di testa e un "no" secco; senza ulteriori spiegazioni. Pur vero che già dal suo arrivo Roberto aveva osservato che la reception di Good Bro non sembrava uno dei suoi punti di forza. "Non è più Good Bro! È diventato Bad Bro!!" trova scritto tra le recensioni che si è appena messo a leggere sul telefono: commento di un arrabbiato frequentatore dell'ostello, che dichiara di aver assistito a una truce decadenza del posto a cui era una volta tanto affezionato.

I ragazzi della reception, bisogna ammetterlo, sono abbastanza gentili. Questo almeno lo si conceda a Good Bro. Beninteso, gentili almeno tanto quanto impreparati. La sera scorsa, per esempio, quando è arrivato, non gli hanno dato nient'altro che informazioni sbagliate sulle possibilità di parcheggio. Per ben due volte. Se stava a sentir loro avrebbe pagato la sosta dell'auto pure per la notte, che invece era gratis. Non è paradossale, pensa Roberto, che abbia fatto prima a tradurre le istruzioni sulle macchinette di pagamento in lingua in ungherese? Quelle che ha trovato agli angoli delle strade. Ne ha confrontate due o tre, ed ecco che già era più preparato dell'impiegato di Good Bro. Ma com'è possibile che un dannato incapace della reception, che sta lì quasi a far niente, non abbia ricevuto la stessa domanda sui parcheggi almeno centocinquanta volte da altri clienti? E come diavolo è possibile che dopo essere stato così tartassato da quelle centocinquanta domande l'impiegato non si sia preso neanche la briga di informarsi? Vero anche che, onestamente, con la lingua inglese gli Ungheresi non se la cavano proprio bene. Perfino i giovani sono in difficoltà. Troppo nazionalismo; scarsa volontà di emigrazione; scarsa volontà di esplorazione.

Altro fatto: prima di addormentarsi Roberto era sceso di nuovo alla reception per comprare un po' d'acqua, perché faceva talmente tanto caldo che gli si stavano seccando la gola, la lingua e le narici, e già sentiva di avere le vertigini. Dentro a un armadio frigo sistemato accanto al ragazzo della reception c'è di tutto: Coca Cola, gazzosa, acqua colorata, acqua profumata, aranciata; ma non l'acqua semplice. Qual era la funzione di quegli addetti? Erano androidi programmati a dire "no" a qualsiasi richiesta dei clienti esibendo facce passive e imbambolate, per tornare poi subito alle infinite sessioni di videogames sui loro cellulari?

Ora che ha appurato che alla reception stazionano solo esseri inutili, Roberto si avvia verso l'unico supermarket notturno aperto nelle vicinanze, in cerca d'acqua.